A Thing of Beauty
A Thing Of Beauty è una collettiva di undici artisti di diverse generazioni - Rose Cabat, Hans Coper, Keiji Ito, Yasuhisa Kohyama, Kazuhito Nagasawa, Lucie Rie, Päivi Rintaniemi, Shingo Takeuchi, Kati Tuominen-Niittylä, Nanni Valentini, Carlo Zauli - attivi dagli anni ’50 ad oggi, per mettere in evidenza l’inalterata e impressionante bellezza della ceramica.
Accanto al lavoro di artisti che hanno fatto la storia della ceramica dal dopoguerra in poi, non poteva mancare la massima essenza di equilibrio nella forma e nel colore dell’arte ceramica giapponese e di artisti provenienti dal Nord Europa.
L’apparente fragilità, spesso in contrasto con la solidità del grés, delle creazioni dalla texture ruvida e dalle sfumature accese e vivaci di Lucie Rie si accompagna ai lavori di Hans Coper più sperimentali, opere astratte e dalle forme monumentali. Un’esplosione di colore emerge dalle minuscole ceramiche di Rose Cabat caratterizzate da smalti viola, rosa, verde, blu, dalla finitura simile a seta.Accanto a questi maestri dell’arte ceramica internazionale si impongono, con un linguaggio completamente autonomo, le sculture di due figure fondamentali, protagonisti di una memorabile stagione della ceramica italiana, Nanni Valentini e Carlo Zauli le cui opere sono messe in dialogo con le sculture di quattro artisti giapponesi. Lo stile minimalista e l’inimitabile lavorazione delle sculture antropomorfe, dai richiami arcaici, di Keiji Ito, le forme piene, come scolpite dal vento di Yasuhisa Kohyama, si uniscono alle sculture ermetiche di Shingo Takeuchi fino ai misteriosi contenitori di ricordi di Kazuhito Nagasawa nei quali l'argilla si fonde con il ferro, vetro e legno. Un’alleanza tra potere e fragilità si ritrova nelle grandi e delicate sculture di Päivi Rintaniemi, che esprimono una sintesi poetica tra forme arcaiche e design minimalista.
Un’ulteriore presenza finlandese, Kati Tuominen-Niittylä, che con i suoi “contenitori” ci riporta ai paesaggi delle foreste nordiche evocando al contempo le forme di secchi, setacci e cesti, tracce di una vita ancestrale.
Opere scultoree emblematiche della poetica di ogni singolo artista sono riunite in un’esposizione che abbraccia tutto il XX secolo per giungere fino ai giorni nostri.
Accanto al lavoro di artisti che hanno fatto la storia della ceramica dal dopoguerra in poi, non poteva mancare la massima essenza di equilibrio nella forma e nel colore dell’arte ceramica giapponese e di artisti provenienti dal Nord Europa.
L’apparente fragilità, spesso in contrasto con la solidità del grés, delle creazioni dalla texture ruvida e dalle sfumature accese e vivaci di Lucie Rie si accompagna ai lavori di Hans Coper più sperimentali, opere astratte e dalle forme monumentali. Un’esplosione di colore emerge dalle minuscole ceramiche di Rose Cabat caratterizzate da smalti viola, rosa, verde, blu, dalla finitura simile a seta.Accanto a questi maestri dell’arte ceramica internazionale si impongono, con un linguaggio completamente autonomo, le sculture di due figure fondamentali, protagonisti di una memorabile stagione della ceramica italiana, Nanni Valentini e Carlo Zauli le cui opere sono messe in dialogo con le sculture di quattro artisti giapponesi. Lo stile minimalista e l’inimitabile lavorazione delle sculture antropomorfe, dai richiami arcaici, di Keiji Ito, le forme piene, come scolpite dal vento di Yasuhisa Kohyama, si uniscono alle sculture ermetiche di Shingo Takeuchi fino ai misteriosi contenitori di ricordi di Kazuhito Nagasawa nei quali l'argilla si fonde con il ferro, vetro e legno. Un’alleanza tra potere e fragilità si ritrova nelle grandi e delicate sculture di Päivi Rintaniemi, che esprimono una sintesi poetica tra forme arcaiche e design minimalista.
Un’ulteriore presenza finlandese, Kati Tuominen-Niittylä, che con i suoi “contenitori” ci riporta ai paesaggi delle foreste nordiche evocando al contempo le forme di secchi, setacci e cesti, tracce di una vita ancestrale.